Il fascino dei contrasti

Mio padre mi raccontava di mio nonno e gli si illuminavano gli occhi.

Il nonno Arnaldo era uno stimato chirurgo a Salò, grande lavoratore ed esempio per i sette figli: tutti sapevano chi fosse e tutti lo stimavano.

 

A Natale e a Pasqua, in casa Manenti, non mancavano mai cestini con vino e cibarie.

Venivano portati da quelli che, grazie a mio nonno, erano riusciti a spostare l’ora della morte un po’ più in là.

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Sono cresciuta con l’ambizione di essere stimata per le mie capacità.

Come mio nonno, come mio padre, come mia madre. Sì, io volevo diventare una donna forte.

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Il problema è che se fallisci non vali più nulla.

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Se perdi tempo non vali più nulla. Ti stai buttando via. E quello che stai facendo non è mai abbastanza perché potresti dare di più.

E l’insoddisfazione diventa frustrazione, la frustrazione diventa impotenza e l’impotenza diventa angoscia.
E l’angoscia è una fottutissima merda.

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-piccola storia generica di come nasce l’angoscia-
 
L’ambiente in cui ti trovi, all’inizio, è sempre stimolante: ti sembra di poter crescere, hai una prospettiva a lungo termine e ti senti una persona forte e intelligente.

Ma dopo un po’ ti rendi conto che non è abbastanza.

Hai smesso di fare progressi e questo non è quello che vuoi, mai nella vita. Eccola, arriva l’insoddisfazione, che lentamente si trasforma in angoscia e tu sopporti e ti dici che magari passa, ma alla fine non passa mai.

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A questo punto puoi prendere due strade: o ti lasci schiacciare o riesci a reagire, mandi tutto affanculo e ricominci da capo.
Ci sono persone che vivono schiacciate una vita intera e giuro non ho idea di come facciano.

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Io, che ho 22 anni, ho cambiato due università, ho perso molti amici, ho cambiato quattro città, qualche lavoro, qualche moroso, qualche passione.
Non senza soffrirne, anzi. Sono stata anche ricoverata per un paio di mesi per una crisi depressiva, due anni fa, e quell’esperienza mi ha segnato profondamente. Ho vissuto e fatto mille cose assurde, nel bene e nel male, davvero.

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Volevo diventare una donna forte.

A 18 anni scopro su youtube dei video di strongman, con omoni enormi che fanno stacco da terra con le gomme dei camion. Al primo giorno di palestra esordisco con: “voglio diventare forte e muscolosa”.
E a distanza di tre anni e mezzo, dopo aver sperimentato mille metodi di allenamento ed aver trovato quello giusto, mi ritrovo ad essere campionessa italiana di powerlifting con record italiano proprio nello stacco da terra e di totale.
Voglio diventare una donna ancora più forte.

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La mia passione è diventata anche lavoro. Cerco di dare il massimo, perché voglio poter offrire un servizio sempre migliore. E la cosa più bella è avere intorno gente che riconosce il valore del tuo lavoro, riconosce la tua competenza, proprio come insegnava mio nonno.

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Non posso sapere se l’angoscia prenderà il sopravvento anche su quello che sto costruendo adesso.

Ma il fallimento, purtroppo, è parte del gioco.

 

Immagini e concept Marco Pullia, testo Anna Manenti